Non passa giorno che nei luoghi di lavoro, nei social e in tutti i luoghi di aggregazione,  non ci sia qualcuno che rivendichi l'unità sindacale per un ritorno alla lotta - quella dura di un tempo -, con un obiettivo chiaro:  ridare dignità al Corpo Nazionale!  Vorrei osservare, per inciso, che la dignità ce l'abbiamo sempre avuta e non l'abbiamo mai persa! Quello che abbiamo perso, semmai,  è il potere di acquisto, la salubrità e sicurezza nei luoghi di lavoro, l'efficienza dei mezzi, la meritocrazia. Tutto ciò non è perdita di dignità, ma perdita di "rispetto" per un lavoro che, in termini di rischio, sai da dove inizia ma non sai mai dove finisce!

 Tornando al tema iniziale circa l'unità sindacale, ci si domanda del perchè le OO.SS. fanno così fatica a trovare una comunione di  strategie operative, così da esercitare il loro  attività di lotta e di negoziazione in forma congiunta.

 Il problema non è certamente quello di individuare gli  obiettivi comuni, quelli già ci sono. Uno su tutti: l'aumento di stipendio.  

La questione non è certo semplice, ma volendo individuare le principali  cause della  frammentazione dei Sindacati, possiamo elencarne alcune   ritenute particolarmente caratterizzanti: 

  • La necessità di "differenziazione" tra le varie organizzazioni sindacali.

Se storicamente  i tre sindacati confederali avevano una chiara connotazione politica - quindi capaci di attrarre a se una tipologia di lavoratori con un chiaro orientamento politico - oggi, la perdita di identità degli stessi partiti, si traduce nella mancanza di  sicure "ancore ideologiche" per il lavoratore, che è al tempo stesso un elettore. Non esiste più la classica relazione,ad es. tra cislini  e area cattolica o  tra CGIL e area politica di sinistra. Tutto ciò oggi non è più strettamente correlabile, basti pensare che da uno studio della CGIL emergeva che la maggior parte degli operai del Nord era iscritto con la CGIL ma votava Lega Nord. Il pensiero politico oggi  è trasformista, trasversale ed il concetto di partito è svuotato di significato per far spazio al  ruolo determinante del di leader. Il perseguimento di strategie unitarie,anche solo per grandi temi, rischia di confondere l'immagine di una singola sigla e  di calmierare lo spirito competitivo intersindacale.

 A tal proposito, affievolita l'ancora ideologica, sarebbe interessante approfondire tra i lavoratori quali siano i fattori di scelta delle propria Organizzazione Sindacale.

  • Diminuzione del tasso di sindacalizzazione

In termini generali, in Italia negli ultimi 40 anni assistiamo ad una lenta e costante diminuzione del "tasso di sindacalizzazione" (rapporto tra iscritti e totale dei lavoratori). Tale disaffezione o allontanamento è certamente correlato alla perdita di fiducia verso le organizzazioni, non certo avulse da scandali o gestioni discutibili del potere loro conferito. Tale scenario,  ha diviso i lavoratori: da un lato troviamo i più "radicalizzati", i meno moderati e che ancora sono parte attiva del sindacato, ma in virtù del loro grande senso di appartenenza fomentano lotte fratricide tra organizzazioni o, spesso, anche all'interno della loro  organizzazione; da un altro verso, troviamo il partito dei non tesserati che  spesso diventano ostili con chi li rappresenta o, tutt'al più, indifferenti alle politiche sindacali. In entrambi i casi, l'input all'unità sindacale viene meno. 

Il passaggio dei Vigili  del fuoco nel "comparto pubblicistico ", inoltre,   non ha certamente giovato ad innescare un clima di fiducia verso le OO.SS.

Com'è noto, con la L. 252/04 i Vigili del Fuoco vengono inseriti nel così detto comparto "pubblicistico", variandone il precedente  regime negoziale che era di tipo "privatistico". Tra le tante differenze vi è certamente una riduzione del potere negoziale dello OO.SS. che ora devono sottostare ad un regime di regole più rigide e che tolgono a loro diverse facoltà negoziali.   A  seguito di tale cambiamento,infatti, vengono normati numerosi aspetti del rapporto d’impiego attraverso l'uso di decreti, quindi di emanazione politica, togliendo di fatto spazio alla contrattazione collettiva. Tale aspetto, non di poco conto, ha generato nei lavoratori una percezione di fallimento dell'attività  dei Sindacati,   relegati, spesso, nei provvedimenti  amministrativi, al solo "sentite le OO.SS."

  • variazione delle dinamiche comunicative con l'avvento dei canali "social"

Una caratteristica fondamentale dei nuovi canali comunicativi è quello di raggiungere un elevatissimo numero di persone ad un costo praticamente nullo. Tale facoltà permette a chiunque di diffondere le proprie idee ed intercettare su larga scala pensieri comuni, anche se di poche decine di unità.

Tale strumento incentiva la frammentazione dell'offerta sindacale, che nei fatti vede il proliferare di sigle, ognuna con un obiettivo diverso, ognuna con un target specifico. Va da se che un siffatto sistema tenderà certamente alla disgregazione e non all'unione sindacale proprio per via dell'aumento di elementi concorrenziali intersindacali.

 Lo scopo di questa analisi, ovviamente, non è quello di fornire una risposta univoca e certa ad un fenomeno assai complesso, ma è quello di  offrire uno spunto di riflessione per i lavoratori, i quali si trovano di frequente ad invocare, giustamente, l'unità sindacale come efficace strumento di lotta, ignorando,  qualche  volta, le  rilevanti difficoltà che si frappongono alla realizzazione  di tale obiettivo.

A questo punto, in uno scenario tendente alla  frammentazione - a prescindere dalle motivazioni che lo hanno generato - ci si domanda: "Come si evolveranno le strategie sindacali?   Quale sarà il futuro per il sindacalismo moderno?"

 

Salvatore Sanfilippo